
Mentre la politica litiga sull’asse Milano-Sardegna, la solidarietà non si ferma e arriva un grande gesto: i polmoni di un ragazzo sardo salvano una vita di un giovane a Milano. Davide Trudu, il trentenne di Samassi morto dopo un incidente avvenuto nei giorni scorsi, ha salvato la vita donando i suoi polmoni a Francesco (nome di fantasia), un diciottenne malato di Covid-19. Il trapianto record è avvenuto al Policlinico di Milano. È la prima volta in Europa per un’operazione di questo tipo.
La storia – Per Francesco la vita cambia lo scorso 2 marzo, quando scopre di avere una febbre alta. Pochi giorni dopo, il 6 marzo, viene ricoverato nella terapia intensiva realizzata alla tensostruttura del San Raffaele di Milano perché le sue condizioni peggiorano di ora in ora, tanto che solo due giorni dopo ha bisogno di essere intubato.
Il 23 marzo i polmoni del ragazzo collassano, la situazione precipita e a quel punto i medici del San Raffaele decidono di collegarlo alla Ecmo. Ma anche questa azione non è sufficiente ed è solo a metà aprile che per Francesco c’è una speranza. Gli esperti della Chirurgia Toracica e Trapianti di Polmone del Policlinico di Milano, diretti dal prof. Mario Nosotti, decidono un’ultima disperata mossa: donargli dei nuovi polmoni. Solo che l’operazione è del tutto nuova nel nostro paese.
La ricerca dei nuovi polmoni parte da Roma e in pochi giorni si trova un donatore disponibile che però non è idoneo. Il 18 maggio arriva la chiamata della Sardegna. Davide Trudu è deceduto al Brotzu e la madre aveva dato l’autorizzazione all’espianto. La macchina operativa si mette subito in moto e gli organi arrivano a Milano. L’intervento dura 12 ore con i medici costretti a operare in condizioni difficili e inedite a causa del virus. Vestiti con doppio camice, doppi guanti, sovrascarpe, mascherine e visiere. Per non correre il rischio di appannare le protezioni e non vederci bene hanno indossato caschi con una ventola interna. L’operazione si conclude con successo: i polmoni di Davide danno ossigeno a Francesco.
Dal Policlinico di Milano fanno sapere che: “Francesco è sveglio, collaborante, segue la fisioterapia e viene lentamente svezzato dal respiratore. Ci vorrà ancora del tempo perché possa tornare a una vita il più possibile normale, ma forse il peggio è passato. Ora dovrà seguire una lunga riabilitazione. Non tanto per l’infezione da coronavirus dalla quale ormai è guarito, quanto per i 58 giorni che ha passato bloccato a letto, intubato e assistito dalle macchine”.